
Il gambero rosso di Mazara del Vallo è una delle tante eccellenze della cucina italiana apprezzate in tutto il mondo e la sua storia è legata a doppio filo a quella dell’omonima cittadina in provincia di Trapani, nella parte occidentale della Sicilia.
Mazara del Vallo è distante poco meno di duecento chilometri dalla Tunisia: fu un importante emporio fenicio e può vantare la più grande marineria d’Italia, nonché la seconda in tutta Europa.
Dopo anni ed anni di pesca di sussistenza, prevalentemente di pesce azzurro, arrivò la svolta industriale alla fine del Settecento, grazie alla famiglia inglese degli Hoops che avviò la conservazione delle alici destinate al tempo alla flotta della Gran Bretagna.
Erano circa 1300 i pescherecci di Mazara del Vallo che dalla fine degli anni ’40 e fino agli anni ’90 del secolo scorso, furono dotati di una tecnologia avanzata e specializzati nella pesca d’altura del gambero rosso. Al giorno d’oggi, di quei pescherecci ne restano all’incirca sessanta, insieme ad altri trenta stabilimenti che si occupano della lavorazione e della conservazione del pesce.
La pesca del gambero rosso continua a resistere nella zona sud di Mazara del Vallo, vicino a Lampedusa, a Malta, a sud di Pantelleria ed anche ad est, tra la Turchia e Cipro.
Il vero gambero rosso di Mazara del Vallo deve rispondere a dei requisiti ben definiti per potersi definire tale.
Quello autentico vive nei fondali fangosi del mar Mediterraneo, si nutre di organismi vegetali, non può essere assolutamente coltivato e viene pescato ad una profondità che va da 200 a 1000 metri, attraverso il metodo della pesca a strascico.
Il suo colore è inconfondibile: un rosso porpora molto vicino al corallo. La testa presenta alcune macchie scure e il suo gusto al palato è inconfondibile, con un’alternanza di note decise e dolci.